Una persona che vive, mangia e dorme in modo meditativo è uno yogi.
La sua vita e tutto ciò che fa è meditativo: vive nel momento, gioca con l’esistenza, non è serio, non concepisce la vita come fardello ma come gioco.
Non si preoccupa né del passato né del futuro. Vive nel presente, è il presente.
La vita così diventa un flusso: non c’è alcuna meta da raggiungere perché in un gioco non ci sono mete.
Se in un gioco stabiliamo degli obiettivi, non è più un gioco, è diventato un lavoro. Il lavoro non esiste senza un obiettivo da raggiungere; il gioco non esiste con un obiettivo.
Se fini e mezzi coincidono, ciò che fai è meditativo.
Se ci sono i mezzi da una parte e il fine dall’altra – e c’è un percorso – allora diventa un lavoro, e viene preso con serietà.
Ma questo crea conflitto, tensione, diventa un peso che distrugge la tua innocenza.
Quando i mezzi sono il fine, e il fine sono i mezzi, quando questi due elementi sono una cosa sola, quando prendi tutto con questo atteggiamento, la vita diventa meditativa.
Allora l’inizio è anche la fine, il tuo primo passo è l’ultimo, la nascita è la morte.
Se i due elementi sono uniti, l’incontro è anche l’addio e la mente diventa meditativa.
Allora non ci sono fardelli e la vita diventa solamente un leela, un gioco.
La mente ambiziosa non può mai andare oltre il futuro, non può distaccarsi dal futuro.
La mente ambiziosa è sempre orientata verso il futuro, e la mente che è orientata verso il futuro è anche orientata verso il passato perché il futuro non può essere altro che una proiezione del passato.
Proiettiamo i nostri ricordi passati in desideri futuri.
I nostri sogni del futuro sono le nostre esperienze del passato – dipinte con più cura, decorate meglio, ma sempre immagini, essenzialmente passate, proiettate nel futuro.
Ma una persona meditativa vive nel presente.
Se vuoi vivere davvero, il presente è l’unica possibilità. Se vuoi solo rinviare la vita, la direzione sarà quella del passato e del futuro.
Ogni individuo è così unico che non può esserci un cammino da seguire; ognuno deve creare il proprio.
Il sentiero non è già lì pronto, per cui basta percorrerlo per arrivare da qualche parte.
La vita è creare un cammino e percorrerlo. Quello creato da uno non potrà essere adoperato da nessun altro, perché il cammino dello yoga è interiore.
Non ci sono indicazioni, pietre miliari.
Buddha ha percorso un sentiero, che però era del tutto interiore ed esisteva solo per lui.
Nessun altro può percorrerlo, non può appartenere a nessun altro.
Non puoi morire al posto mio, non puoi morire la mia morte.
La ricerca avviene in totale solitudine, attraversando i regni più oscuri.
Ma la ricerca stessa diventa una luce.
La consapevolezza del fatto di essere soli cancella il sentirsi soli e crea la propria forma di coraggio.
– Osho